A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
“Scegliere di intraprendere un percorso di guarigione significa accettare di ricordarsi chi eravamo prima dell’altro e, ovviamente, riconquistare la nostra libertà”
(Citazione tratta dal testo ‘Dire basta alla dipendenza affettiva’, M. C. Deetjens, Edizioni Il Punto d’Incontro)
Per prima cosa è fondamentale rendersi conto di avere questo problema. La consapevolezza è quella che spinge a iniziare un lavoro su di se e a chiedere un aiuto specializzato. E’ dunque fondamentale che il paziente riconosca che la dipendenza affettiva ha preso il sopravvento sulla sua vita e voglia dunque riprenderne il controllo.
In molti si chiedono se si può ‘guarire’ da questo tipo di patologia. La risposta è si, sempre se c’è motivazione da parte del paziente. Il percorso di guarigione richiede energia.
Ecco perché non sempre è facile uscirne da soli ed è necessario un aiuto specialistico, soprattutto quando la condizione è critica. In questi casi la psicoterapia può essere fondamentale poichè aiuta il paziente a riconoscere e uscire dalle complesse trappole cognitive ed emotive che lo conducono a sofferenza e infelicità. Tramite il percorso terapeutico il paziente impara a guardare in faccia alle proprie fragilità e bisogni insoddisfatti al fine di riprendere in mano la propria esistenza e a gettare le basi per la costruzione di una più sana e funzionale modalità d’amare.
Oltre a comprendere le origini del disagio nel percorso terapeutico a carattere cognitivo comportamentale viene data importanza fondamentale ad un lavoro che mira a migliorare l’autostima del paziente e potenziare le sue abilità assertive. Si lavora in modo mirato alla gestione delle principali paure ed emozioni che caratterizzano il paziente dipendente: la paura di essere abbandonato, la paura di rimanere da solo, la gelosia, il senso di colpa, i pensieri disfattisti, le relazioni malsane tenute in piedi.
Nel processo psicoterapico si sostiene e si aiuta il paziente a riconquistare l’autonomia perduta (o forse mai avuta). Ricordiamoci che la dipendenza affettiva imprigiona il paziente in una sorta di gabbia che lo rende schiavo e impotente sul piano emotivo nei confronti degli altri.
Il dipendente affettivo tende a instaurare rapporti disfunzionali, non basati sulla reciprocità, è spesso soggetto ad abusi ed umiliazioni. Ecco perché risulta fondamentale che sviluppi indipendenza ed autonomia.
L’autonomia è la chiave che manca al paziente affetto da dipendenza affettiva. Con autonomia si intende non solo la capacità di rispondere ai propri bisogni ma anche quella di percepirli, di entrare in contatto con se stessi, dei propri desideri, di ciò che è importante.
Invece di rimanere paralizzato dalla paura dell’abbandono il dipendente affettivo imparerà, con un adeguato percorso terapeutico, a muoversi, a camminare con le proprie gambe, a difendersi, a reagire, a non chiedere sempre il permesso e a prendere le proprie decisioni con coraggio. Solo così la persona potrà crescere e riprendere in mano il controllo della propria vita e strutturare relazioni sane ed egualitarie.
Dott.ssa Francesca Saccà