A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Il timore di essere abbandonati appartiene a ognuno di noi. La persona che sa convivere con questo timore riesce a gestirlo e a non farsi influenzare nell’ambito della sua vita relazionale. Ma per molti questa paura non è facile da gestire: alcune persone sono affette in modo patologico dalla sindrome dell’abbandono che condiziona gravemente la loro vita affettiva.
Le persone che temono l’abbandono hanno la costante e radicata convinzione di perdere le persone che amano e di rimanere per sempre senza legami affettivi. Qualunque sia l’evento temuto – che la persona cara possa morire, mandarli via oppure lasciarli- vivono sempre con l’idea che un giorno rimarranno soli. Si aspettano di essere lasciate e pensano che ciò non avrà mai fine. Nel profondo del cuore questi individui sentono di essere destinati a vivere la vita in completa solitudine.
Queste radicate convinzioni circa l’abbandono provocano un senso di disperazione nei confronti dei rapporti affettivi: le persone sono convinte che, per quanto le cose sembrino andare bene, le relazioni siano destinate al fallimento. Desiderano stare sempre vicino ai cari e si arrabbiano o impauriscono di fronte alla possibilità di qualsiasi tipo di separazione, per quanto breve essa sia. Soprattutto nelle relazioni sentimentali, si sentono emotivamente dipendenti dal partner e temono di perdere il legame di intimità.
La ‘trappola’ dell’abbandono viene attivata principalmente nelle relazioni più intime; può darsi che non sia visibile nelle relazioni di gruppo o nei rapporti superficiali.
I fattori scatenanti più potenti sono indubbiamente perdite o separazioni reali: un trasloco, il divorzio, l’abbandono o la morte. Tuttavia, a far scattare questa trappola, spesso possono essere anche cause meno manifeste: può darsi che il partner si comporti in modo annoiato o distante o che appaia momentaneamente distratto o che mostri sollecitudine per un’altra persona. Qualsiasi cosa preveda un’interruzione del contatto può attivare la trappola, anche se non ha nulla a che vedere con una perdita o un abbandono reale.
Da che cosa si origina la paura dell’abbandono? Dobbiamo tenere presente due fattori importanti, la predisposizione biologica e l’ambiente di sviluppo dell’individuo: se l’infanzia è stata caratterizzata da relazioni affettive stabili (soprattutto con la propria madre), anche chi è predisposto biologicamente potrebbe non sviluppare la trappola dell’abbandono; d’altra parte, certi ambienti sono così instabili o costellati da perdite che persino chi non vi è affatto predisposto potrebbe sviluppare questa paura.
Quello che ci chiediamo oggi è: si può sconfiggere la paura dell’abbandono? E se si, come?
Vi fornirò di seguito alcuni importanti suggerimenti per iniziare a prendere consapevolezza circa questa paura (ricordate sempre che, se da soli non riuscite a gestire questo timore, vi potrà essere di valido aiuto un percorso terapeutico!):
■ Fate un salto nel vostro passato: per prima cosa prendete in considerazione la presenza di un’eventuale predisposizione biologica a sviluppare questa paura (siete sempre stati persone emotive? Come reagivate da bambini di fronte alle separazioni?). Insieme alla predisposizione biologica è importante indagare le circostanze della propria infanzia che possono aver determinato la paura dell’abbandono. Cercate di ricordare l’origine del vostro vissuto di abbandono.
■ Osservate i vostri sentimenti di abbandono oggi, nel presente: divenite consapevoli dei sentimenti di abbandono che provate oggi nella vostra vita e affinate la vostra capacità di riconoscere le situazioni in cui si attiva questa paura. E’ molto importante prendere consapevolezza dei propri vissuti di abbandono per imparare, in un secondo tempo, a gestirli. Non fuggite dinanzi a questi sentimenti, per quanto spiacevoli possano essere e sforzatevi di conviverci, trascorrendo del tempo nel modo che vi fa più paura, ossia soli con voi stessi. Spesso chi vive la paura dell’abbandono rifugge la solitudine, per questo è prezioso imparare a sopportarla. In un secondo momento, con un buon lavoro su se stessi, si riuscirà anche ad apprezzarla.
■ Cercate di evitare partner instabili o poco desiderosi di impegnarsi in una relazione, anche se suscitano in voi una notevole attrazione: cercate di allacciare relazioni con persone equilibrate. Solamente dentro una relazione equilibrata ci si può conoscere realmente e soprattutto si può imparare a mantenere la propria identità nelle relazioni senza perdersi. Se si da tutto al proprio partner si rischia di perdere se stessi. Se si da tutto al proprio compagno/a perderlo/a ci appare realmente una sciagura. E’ importante imparare a non rinunciare al nostro potere e alla nostra identità dentro a una relazione.
■ Quando trovate un partner che è stabile e desideroso di impegnarsi in una relazione, dategli fiducia: dopo tante esperienze di abbandono è difficile imparare a fidarsi. Ma questo è l’unico modo per uscire finalmente dal circolo vizioso della paura dell’abbandono e sentirsi realizzati in amore.
■ Lasciate al vostro partner il suo spazio: non fatevi prendere dalla gelosia e non lasciatevi andare a reazioni eccessive in occasioni di separazioni del tutto normali all’interno di un sano rapporto di coppia. Se avete una buona relazione con un partner stabile e interessato a voi, imparate a controllare la vostra tendenza a reagire in modo esagerato a piccoli problemi sul fronte affettivo. Il modo migliore per farlo è lavorare su se stessi. Esaminate le vostre risorse e imparate che potete stare da soli e stare bene.
■ Se la vostra paura è particolarmente grave, condiziona la vostra vita e non riuscite a gestirla da soli, prendete in considerazione la possibilità di iniziare una psicoterapia: La relazione terapeutica può mettervi nella condizione di migliorare la vostra vita affettiva permettendovi di comprendere l’origine dei vissuti di abbandono ma soprattutto di imparare a gestirli nella vita di tutti i giorni. Lo psicoterapeuta stimola il paziente con vissuto abbandonico a prendere consapevolezza “emotiva” del suo disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni e rielaborandoli in modo più funzionale alla sua esistenza.
Attraverso il percorso terapeutico il paziente potrà imparare a superare il timore della perdita creando le giuste condizioni per il riconoscimento della stima in se stessi e gettando le basi per una rinascita interiore fondata su una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte.
Riferimenti Bibliografici:
“Reinventa la tua vita”. J.F. Young, J.S. Klosko, Raffaello Cortina Editore, 2004
Sandra says:
Sono stata abbandonata più volte da un amico e adesso ho il terrore che lui se ne vada ancora.
Siamo stati insieme 2 anni ma ora non ci amiamo.
Lui dice che non vuole lasciarmi, che non mi vede come un’amica però non riesce neanche a vedermi come una fidanzata. Perchè mi prende in giro?Io sto uscendo con un altro ragazzo perchè questa situazione mi faceva male, mi sentivo ingannata. Non gli ho detto niente per non ferirlo, ma lui non riesce ad essere una persona corretta e non vuole ammettere che la nostra storia è finita. Perchè? Io sono certa che non mi ami più perchè mi inganna appena può. Soffre di disturbo borderline e di paranoia ma non ha mai voluto curarsi e io ho paura che non voglia affrontare la realtà perchè è molto più comodo fingere.
Per questo ho deciso di non raccontargli più niente di personale nè di essere sincera con lui.
Credo che ogni cosa che gli racconto sarebbe sempre fraintesa e così non posso neanche sentirmi sua amica.
Lui non ha altri amici perchè questo suo modo di essere allontana tutti ma non se ne rende conto e crede che gli altri cospirino contro di lui.
Vorrei un vero consiglio perchè la questione mi tormenta parecchio.
Grazie
rodegher gabriella says:
Ho letto la tua descrizione e mi hai fatto tenerezza.
Scrivi che il tuo compagno soffre di disturbo borderline. Se in ciò c’è esattezza (Mai fidarsi di diagnosi fatte da un solo pschichiatra, nel mondo medico c’è di tutto e molto è da buttare!!) la sua è una condizione molto dolorosa, io ne ho sofferto e si sta molto male. Investe tutta la vita affettiva. Abbiamo una paura terribile di essere abbandonati, siamo invece noi a costringere gli altri a lasciarci. Stiamo bene in una relazione, ma abbiamo bisogno di andare via per poi ritornare, per poi andare di nuovo via. In realtà amiamo molto, ma portiamo dentro un’ ansia terribile che ci fa essere instabili con chi ci è vicino. Siamo stati bambini feriti, spezzati a metà da madri che da una parte ci controllavano in ogni nostra azione, dall’altra ci rifiutavano. Abbiamo bisogno di sentire l’altro vicino, ma non ci dobbiamo sentire invasi. Amiamo ma se l’altro sapesse cosa ci sta succedendo dentro quando amiamo! E’ un ciclone emotivo. La relazione ci stringe e sembra che dobbiamo interromperla per stare di nuovo bene, quando facciamo questa scelta diveniamo consapevoli che non era l’altro il nostro problema, perchè in realtà l’altro lo amiamo e mai avremmo voluto lasciarlo, quindi ritorniamo sui nostri passi. Se il tuo compagno è davvero borderline leggi quanto più ti è possibile sull’ansia della separazione che è il fattore base del disturbo. Non ti sta prendendo in giro come tu dici. Soffre! Hai scritto che ti dice che non ti vede come un’amica, però nemmeno come una fidanzata. Ha una grande paura di questa relazione, perchè teme che se si interrompe lui non ce la farà. E’ un dolore enorme che non ha confini. Un consiglio pratico: fagli sentire che ci sei. Diglielo: “Io ci sono!” Confermalo sempre, non lo dici a lui, lo dici al bambino che sta in lui; è lì nel suo interno tutto piegato su sè stesso, nell’attesa che la figura femminile che tu rappresenti gli dica: non temere ci sono. Vedilo con gli occhi di un bimbo sofferente. Non ti dirà mai lui che la relazione è finita, perchè per lui non lo è. Gli scatti di rabbia che ci investono e fanno scappare gli altri sono solo conseguenti alla nostra paura di essere abbandonati. Se non te la senti più di portare avanti la relazione, stare con noi in questa danza fra amore e morte è difficile, investiamo gli altri con il nostro dolore, fai in modo di rendergli il distacco meno doloroso possibile. Ti asscicuro che quando qualcuno ci lascia ci fa male, ed è in male enorme, soffriamo venti volte di più di un altro. In realtà io credo che ti ami, ma sa amare solo così: soffrendo e facendo soffrire. E’ un disturbo che con l’età si contiene, fino quasi a sparire, ma ti ripeto fa male!Siamo persone sensibilissime, non abbiamo bisogno di parole per capire, sappiamo vedere nell’altro, lo sentiamo, lo compenetriamo. Mai mentire ad un borderline! Lo capisce subito perchè lo percepisce a pelle.Ti lascerà forse ancora, ma per tornare. Non va via da te, a volte non ce la fa, la relazione lo soffoca ma nel contempo non può farne a meno. Se voi sapeste come soffriamo dentro ci amereste al di là delle nostre fughe, del nostro caratterraccio. Siamo bambini traditi, abbandonati. Hanno abusato della nostra sensibilità, ne abbiamo tanta, anche se abbiamo questo terribile modo di fare, della nostra dolcezza. Siamo soprattutto bambini arrbbiati, a ragione però: di male ce ne è stato fatto tanto, troppo!
Alla paura dell’ abbandono segue sempre la rabbia. Non ti focalizzare sui suoi sfoghi di rabbia, è solo una reazione. Prima viene la paura, poi la rabbia. alla base però c’è una grande paura.
Se puoi amalo! Stagli comunque vicina
Fabio says:
Grazie Gabriella del tu preziosissimo commento. Davvero illuminante. Vivo una relazione importante e profonda con una persona che vive di grossi problemi affettivi. E’ oltre un anno che leggo di tutto per cercare di capire, lei non ne parla. La descrizione dei tuoi stati d’animo è davvero così calzante che improvvisamente sembra tutto chiaro e improvvisamente mi rende impotente. Cosa fare con chi, forse, non ne è consapevole? Posso combattere contro tutto e tutti ma non contro la sua testa.
Grazie, grazie del commento
Juliana says:
Sono innamorata di un ragazzo di 26 anni ke sofre di questa sindrome il problema è ke nn so cosa fare x aiutarlo, x ke continua ad alontanarme x ke nn mi vuole fare del male visto ke luí ha questo problema propio c una delusione amorosa… In practica in passato si è innamorata di una ragazza con chi è stato x 3 anni, atava x comprare una casa x andare a vivere insieme invece leí lo ha tradito e da allora luí nn riesce ad avere una historia seria con nessun’altra ragazza x ke Quando
Luí se accorge ke loro Sono innamorata di luí prende la decisione di abbandonarle, ció ke Sta faccendo con me… Solo ke io nn riesco a starle lontano… Amo tropo luí vorrei aiutarlo… Cosa debo fare? Grazie
Juliana says:
Sono innamorata di un ragazzo di 26 anni ke sofre di questa sindrome il problema è ke nn so cosa fare x aiutarlo, x ke continua ad alontanarme x ke nn mi vuole fare del male visto ke luí ha questo problema propio c una delusione amorosa… In practica in passato si è innamorata di una ragazza con chi è stato x 3 anni, atava x comprare una casa x andare a vivere insieme invece leí lo ha tradito e da allora luí nn riesce ad avere una historia seria con nessun’altra ragazza x ke Quando
Luí se accorge ke loro Sono innamorata di luí prende la decisione di abbandonarle, ció ke Sta faccendo con me… Solo ke io nn riesco a starle lontano… Amo tropo luí vorrei aiutarlo… Cosa debo fare? Grazie
Juliana says:
Sono innamorata di un ragazzo di 26 anni ke sofre di questa sindrome il problema è ke nn so cosa fare x aiutarlo, x ke continua ad alontanarme x ke nn mi vuole fare del male visto ke luí ha questo problema propio c una delusione amorosa… In practica in passato si è innamorata di una ragazza con chi è stato x 3 anni, atava x comprare una casa x andare a vivere insieme invece leí lo ha tradito e da allora luí nn riesce ad avere una historia seria con nessun’altra ragazza x ke Quando
Luí se accorge ke loro Sono innamorata di luí prende la decisione di abbandonarle, ció ke Sta faccendo con me… Solo ke io nn riesco a starle lontano… Amo tropo luí vorrei aiutarlo… Cosa debo fare? Grazie
Chiara says:
Io credo, non so, di aver questo problema. Mia madre è andata via di casa quando avevo 12 anni. Ora, mi rendo conto, cerco di minare ogni singolo rapporto un po’ più profondo che mi si presenta. Anche ora, 5 minuti fa. Penso che forse, a sto punto sarebbe davvero meglio star soli. Non so, ho come l’impressione che, se tanto devo star male, meglio prevenire.
Sinceramente non so far altro.
smile says:
Mi sono totalmente ritrovata nella descrizione della paura dell’abbandono. Ho 16 anni e sono appena uscita da una storia durata 4 mesi e finita pochi giorni fa xke lui si sentiva troppo assillato. Ha ragione, durante la durata della nostra storia le volte che abbiamo litigato era per colpa mia, x gelosia, io avevo paura di perderlo perchè per me chiunque poteva essere meglio di me, avevo paura che si accorgesse di meritare di meglio… non l’ho mai lasciato andare a feste o robe simili e mi arrabbiavo anche se parlava con un’altra, e ora che l’ho perso sono disperata, perchè so che è stata colpa mia
serena says:
Ho 33 anni ,sto, stavo con un uomo, con un passato tormentato alle spalle, LA SUA è una storia di abbandono e di adozione. Una storia di adozione che, per quanto avvenuto in pochissimi giorni dalla nascita ha avuto tanti risvolti dolorosi…. la madre adottiva ha vissuto una genitorialità come risarcimento per la morte di un figlio precedente, (il mio ragazzo ha anche il suo stesso nome) da quando lui è arrivato, la madre ha rinunciato a tutto per “lui”, creando una simbiosi che nessun cordone ombelicale crea… una simbiosi a cui, è corrisposto il pagamento di un conto altissimo, la richiesta fatta in maniera subdola di essere scelti sopra ogni cosa… da qui, una sorta di follia, il desiderio di lui di prendersi cura dei genitori e, allo stesso tempo tanta rabbia verso qualsiasi figura femminile altra che inconsapevolmente si trovava ad entrare in quella famiglia….( io arrivo dopo una separazione ed un matrimonio, in cui si erano create le stesse dinamiche) Io il suo dolore… l’abbandono… e il cattivo contenimento materno, lo vedo tutto… so che dietro la rabbia incontenibile ed esplosiva c’è tanta sofferenza… ma trovarmi presa a strattoni, maltrattata, seppur in modo effimero non l’ho tollerata e per questo sono andata via…. pur cercando di spiegargli che tutta la sua vita incasinata non era un problema per me, l’unico problema insormontabile era la Violenza, non so se ha capito…. credo di no…anche perchè fin dal nostro primo bacio ha detto di sapere che lo avrei lasciato e, come una profezia ha fatto di tutto xk si verificasse.
Ho letto di tutto, per aiutare lui, per aiutare me, per aiutarci separati o insieme… se dovessi riasssumerlo rientre pari pari nella figura del “Goffo Pasticcione” di E.Berne. Abbiamo rotto dopo un mio lutto, gli ho chiesto un po di spazio per me ed è esplosa (molto più del solito) la sua paura dell’abbandono, a cui ha risposto in modo scomposto fisicamente.
Ora il problema che ho è questo, mi ha ricontattata dicendomi di aver recuperato il nome della sua mamma biologica (problema che abbiamo affrontato spesso insieme e, a cui rispondeva con negazione emotiva assoluta) e mi ha chiesto di affrontare questa cosa insieme a settembre .. , (sapeva che nn mi sarei rifiutata) gli ho detto di si… ma sono terrorizzata da quello che potremo trovare dall’eventuale rifiuto della madre naturale e dalla mia incapacità di contenere il suo dolore che potrebbe diventare pericoloso (FORSE) per me…. sono terrorizzata dalla sua reazione e, vorrei una mano su come comportarmi su come gestire lacosa… spesso ha avuto negli occhi un odio profondo per la sofferenza, una sorta di sadismo emotivo, per esempio se mi spaventava ed io piangevo mi guardava con un disprezzo spaventoso… avevamo iniziato insieme un percorso di terapia di coppia che però per ovvi motivi non abbiamo concluso… io sto continuando da sola con una psicoterapeuta xk ne sono uscita rotta e, so che sarebbe saggio lasciarlo da solo in questa cosa, dovrei come il piccolo principe partire e rimanere con la domanda “la pecora avrà mangiato la rosa?” ,ma probabilmente il problema di essere “una donna che ama troppo” (patologica) non mi aiuta a scegliere lacosa più saggia per me… vorrei almeno limitare i danni.. AIUTO.
Natalia says:
CIAO, sono una donna di 31 anni. Leggendo questo articolo mi sono trovata pienamente in questo problema.
E ho iniZiato ad analiZare la mia vita.
Ho
Perso mio padre all’eta di 11 anni, dopo all’età di 20 ho perso mio fratello piu piccolo di me.
Mi sono sposata a 18 anni e ho avuto un figlio a 20 anni. Dopo di che mi sono divorziata dopo 7 anni di matrimonio.
Ora solo fidanzata da 4 anni. Rapporto complicatissimo. Purtroppo. Perche sento questo amore per lui come se scoressw nelle vene e nelle arterie.
Sono troppo gelosa. Ho terrore che gli piaccia guardare altre donne. E se noto uno sguardo minuscolo entro in panico.
A me dispiace essere così, non sto bene a sentire il terrore che io un giorno posso non essere piu la sua scelta.
Lui mi chiede di fidarmi,a io non ci riesco. Mi sono sempre considerata abbastanza carina. Ma da un
Po di tempo non
Mi sento piu all’altezza. Qualsiasi donna sicuramente e’ piu bella o/e piu brava di me.
Non riesco piu a credere in me stessa.
Spero davvero riuscirci perche non voglio perderlo.
Luna says:
Salve,
Luna non è il mio vero nome ma quello della mia storia.
Non ricordo come vivevo l’abbandono da bambina, ho bellissimi ricordi della mia infanzia.
So bene però come lo vivo adesso.
3 anni fa i miei genitori si sono lasciati, ero profondamente legata a mio padre ma lui adesso abbraccia altre figlie e non mi cerca. Quando lo fa (quelle rare volte) non riesco ad essere buona con lui, lui il primo della lista che è andato via.
Sono una persona molto malinconica, vivo di ricordi e per quanto possano essere belli a volte mi uccidono, vorrei respirare ma non trovo aria.
Durante uno dei tanti litigi dei mie ho pensato che fosse meglio morire. Mi sentivo ferita dalle persone che amavo di più. Non sopportavo gli occhi di mio padre, sempre così buoni, incattiviti. Non volevo sentire urla e parole offensive.
Avevo litigato con la mia migliore amica, i miei genitori continuavano a gridare ed io mi sentivo un peso per tutti, anche per me stessa; Ma se proprio dovevo essere un peso volevo esserlo a modo mio: facendoli sentire in colpa per la mia decisione, per il resto della vita.
Così andai in balcone. Il cielo era vuoto, non una sola stella. Un passo e tutta la sofferenza sarebbe finita ma, d’improvviso nel cielo apparve la Luna, così grande e luminosa mi fece quasi paura, era li per me.
Nei giorni successivi presi una decisione: Buttare fuori di casa mio padre, anche se faceva male era la cosa migliore da fare. In casa adesso c’è più tranquillità ma nel mio cuore c’è una tale confusione che a volte desidero si fermi.
Soffro molto per la sua lontananza, ho provato molte volte a riallacciare un legame, ma sono troppo gelosa. Vederlo con la sua compagna e le sue due figlie mi spezza le vene.
Giorno 7 Luglio 2011 mi ha scritto n un messaggio: “Considerati orfana”.
La morte porta rassegnazione. Sai dove puoi andare a piangere. Ma quando una persona non sceglie te e si allontana non trovi mai pace, perché sai che c’è ma non puoi averla accanto. Preferirei piangere mio padre davanti una lastra di marmo con sopra fiori freschi e candeline che piangerlo da sola sul mio letto quando mamma dorme e non può sentirmi.
Dopo 8 anni di amicizia io e la mia migliore amica Giulia litighiamo. Le svelo di essermi innamorata di suo fratello, più piccolo di me di 3 anni. Tutto mi sarei aspettata di sentire meno: “Toglitelo dalla testa”.
Ho provato a spegnere i mie sentimenti verso suo fratello per non perdere lei, e solo io so quanto ci ho sofferto, ma quando in un rapporto, in un qualsiasi rapporto si insidia il rancore, quel legame si spezza, va in frantumi.
Ma tanto era grande il mio amore e la mia speranza di non perdere anche lei, da Luglio 2012 a Dicembre dello stesso anno, continuo a farmi sentire, anche se entrambe un po’ fredde.
Il 9 Novembre comincio un corso come operatrice per l’infanzia. Tra le varie colleghe incrocio lo sguardo con una ragazza e rispetto alle altre era più sincera nei gesti, volevo conoscerla; Così propongo un giochino idiota per conoscere la sua personalità. “Se foste un fruttoanimalecoloreecc.., cosa sareste?” Tutti rispondevano meno che lei. La mia curiosità cresceva ancora di pù.
Una parola tira l’altra, entrambe vogliamo conoscerci.
Ore ed ore al telefono, sms senza sosta. Vedevo in lei quello che un tempo vedevo in Giulia.
Non mi fido facilmente delle persone e da un po’ di tempo avevo messo davanti la mia anima un muro di cemento per proteggermi dai colpi, ma con lei era, anzi è diverso.
Giulia si fa sentire, le dico che così non posso andare avanti, che non la vedo più come migliore amica (qualcuno con cui non posso vivere senza, che conosce tutto di me, di cui possa fidarmi, che non mi faccia sentire sola), ma comunque rimane una persona importante e siamo amiche, lei giorno 21 Dicembre, qualche giorno dopo che le dico questo, mi manda letteralmente a quel paese. Giorno 25 faccio gli auguri su Facebook taggando gli amici importanti in un’immagine con una frase scritta da me. Lei comincia a commentare offendendomi. Mi elimina e mi blocca. Fine capitolo Giulia.
Se devo esser sincera ho più sofferto nel mese di Luglio quando mi ha detto di togliermi suo fratello dalla testa che giorno 25 con il suo addio. Se di tanto in tanto ci soffro è perché sento la mancanza di lui, non di lei. I suoi abbracci mi facevano sentire al sicuro, mi tenevano fuori dai pensieri. L’ho perso.
Adesso ho una gran paura di perdere la mia amica, la mia migliore amica Debora. Anche se la conosco da pochi mesi non posso vivere senza di lei. Ci sto male quando non si fa sentire ed ho timore che, come hanno fatto gli altri, prima mi riempia il cuore e poi se lo porti via.
Io sono molto affettuosa, e spesso ho bisogno di essere abbracciata. Non chiedo mai, non riesco a chiedere è più forte di me. Lei invece è più fredda da questo punto di vista. Però fino a qualche giorno fa mi coccolava. Adesso mi sembra distaccata, dice che è solo un mio pensiero, ma non credo. Non sono cieca.
Mi ha detto che abbracci e coccole non devono più esserci, perché anche se non le importa quel che pensano gli altri le darebbe fastidio se pensassero male. Anche a me ne darebbe, però mi chiedo: Perché di punto in bianco mi dici così? Prima eri tu ad abbracciarmi.
Io non faccio mai la prima mossa, mi comporto di conseguenza. Se mi viene dato il “permesso” di abbracciare o di fare qualsiasi altra cosa, lo faccio e do anima e cuore.
Non sono mai la prima a prendere delle decisioni perché ho paura di quello che possa pensare chi riceve le mie attenzioni. Ho imparato a conoscerla, mi piace così com’è. Non voglio di più.
Quando tramite messaggi la cercavo scrivendole “Amore” lei rispondeva “Mio”, adesso non più.
Si fa sentire molto poco, quando a scuola siamo insieme sembra fredda e distaccata.
Come gli altri m ha detto: “Ti amo Kiki, non ti abbandonerò mai”. Io non vorrei che lo stesse facendo adesso. Non dico Ti amo alla prima persona che capita fino ad ora l’ho detto a Giulia, al mio migliore amico Claudio e adesso lo dico anche a lei. Dico Ti voglio bene quando mi affeziono ad una persona, ma dico Ti amo quando per quella persona dare la vita.
Io vorrei che se, anche lei vuole lasciarmi, se si è stancata di me e vuole allontanarmi, lo faccia in un attimo.
Odio l’agonia, preferisco una morte veloce. Non so cosa fare. Non voglio parlarle perché non vorrei darle fastidio. Però il suo distacco, la sua freddezza nei miei confronti che da un giorno e l’altro è venuta fuori, mi fa male. Molto male. Rivoglio la mia Deby, che mi abbraccia quando meno me lo aspetto, che anche se dura poco più di 2 secondi riesce a riempire il vuoto che sento dentro.
Cosa posso fare? Odio vivere ogni mio rapporto con la paura di perdere chi mi sta accanto. Nel mio cuore sento forse questo è il mio destino. Il cerchio si stringe sempre di più, io rimarrò forse sola? Non voglio avere 1000 amici, a me bastano poche persone accanto.
Tratto gli altri come vorrei che loro trattassero me. Ma non ricevo mai lo stesso trattamento. Sembra che non vedano nemmeno i miei piccoli gesti.
Anche se soffro però, io non riesco a negare amore. Sono così, forse sono troppo buona.
Spesso mi dico: “Devi essere più egoista”, ma non riesco a pensare prima a me e poi agli altri.
Con Affetto, Cristina.
puffy says:
sto cn un ragazzo da 8 mesi lui ha avuto delle perdite care a venti anni h perso sua mamma e dp 5 mesi sua sorella cn me è freddissimo nn mi fa mai una carezza mai un abbraccio prima diceva di amarmi ora dice di nn amarmi che vuole un po di ntempo per riflettere ma io vedo tt molto strano
Monica says:
Ciao mi chiamo Monica tra poco vi racconto la mia storia…