A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
“Lentamente muore chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti” (Martha Medeiros)
Voglio partire da questo celebre verso della scrittrice brasiliana Martha Medeiros, per parlarvi oggi delle passioni che, come venti, sono necessarie per dare movimento a ogni cosa.
‘Passione’ deriva dal termine latino ‘patior’, che significa soffrire, provare, sopportare o patire. La parola passione è adoperata infatti per riferirsi ad un’emozione che è più forte di noi, che in un certo senso si subisce.
Intendiamo con passione il sentire dell’animo nella sua massima estensione, il sentimento più completo e più complesso, l’energia dirompente che si sviluppa in chi la prova. La passione è una “stregoneria” da cui non si può fuggire.
La passione è sostanzialmente il tendere verso un obiettivo che si desidera intensamente (che sia una persona — in amore — o invece una cosa). E’ una spinta che ci da una forza enorme, inaspettata, e allora si parte, come per la guerra, alla conquista.
La parola “passione” può evocare significati negativi come ira, rancore, vendetta o significati positivi come amore, ardore, fervore, slancio. Quando è adottata in senso positivo, essa rinvia a un attaccamento creativo verso una persona, un lavoro, un progetto, un obiettivo. Quando è adottata in senso negativo, rinvia a un demone prepotente e invincibile, a un morboso attaccamento divoratore verso cose disdicevoli (propensione verso un rischio eccessivo, attaccamento smodato al potere e al guadagno, ecc.).
Vi sono tanti tipi di passioni: passioni “di nostalgia”, rivolte al passato; passioni “di attesa e di speranza”, rivolte al futuro come paradiso che ci attende. Vi sono passioni che ci liberano e passioni che frenano. Vi sono passioni distruttive e passioni creative. Alcune portano al successo, altre portano al fallimento.
Ma le passioni vanno domate? Che rapporto dobbiamo stabilire con esse? Secondo Oscar Wilde, “il migliore modo per vincere le tentazioni, consiste nel cedere ad esse”. Per Spinoza e Cartesio occorre incrementare le passioni fino a gustare la pienezza della vita. Secondo Kant, occorre sottomettere la passione alla legge morale, attraverso l’autocontrollo etico. Per Ignazio di Lodola, occorre “ruminare le passioni”, elaborandole, razionalizzandole, distillandole.
Come sostiene Gibran, ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante, dunque sono necessarie entrambe.
Troppo spesso si tende a demonizzare le passioni connotandole a priori con un’accezione negativa. Ma non tutte le passioni sono negative.
Se intendiamo per passione quello slancio vitale creativo, costruttivo verso una meta – qualsiasi essa sia – non credo sia giusto respingerle e ritengo che chi lo faccia metta seriamente a rischio la salute della sua anima.
C’è infatti chi rinuncia alle proprie passioni, chi le teme, chi sente di non averne.
Ognuno di noi ha una o diverse passioni. Chi dice di non averne forse ancora non ha cercato bene dentro di se o ha troppa paura per riconoscerle.
Personalmente ritengo che ognuno di noi dovrebbe guardarsi dentro e iniziare il viaggio assecondando quella che è la passione che lo pervade e lo fa sentire vivo. Ognuno di noi può attingere da un’energia diversa: un amore, un luogo, un lavoro, una fede. Non esistono passioni univoche ma diverse come diverso è ognuno di noi. Non ci sono passioni giuste e sbagliate se il risultato finale è una spinta vitale che permettersi di mettersi in gioco senza arrecare danno a se stessi o agli altri.
Non dobbiamo giudicare le passioni ne tantomeno permettere agli altri di giudicarle. Credo invece sia necessario mettersi in contatto con la parte più profonda di noi stessi e capire i moti interiori della nostra anima, correndo anche il rischio di sembrare illogici agli occhi degli altri.
“Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato a essere, poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita“, sosteneva Martin Luther Ling. Sono assolutamente d’accordo con questa citazione poichè credo che vivere sia molto di più che percorrere la stessa strada ogni giorno e che ognuno abbia diritto a disegnare il suo percorso e a realizzarlo.
Spesso ci viene richiesto di comportarci in un certo modo, di rispettare regole che altri hanno deciso per noi, di seguire la strada battuta perché più sicura. Rischiamo in questo modo di omologarci e far parte di un bel pacchetto confezionato da altri. Riscoprire le proprie passioni e vivere in modo appassionato ci permette di salvarci e trovare il nostro personale e unico modo di vivere. Quest’operazione di certo non è semplice e richiede coraggio e determinazione.
E dunque impegniamoci, come sostiene la Medeiros, a “evitare la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.
Rossella43 says:
Sono le sette del 7/1/2011.Ho letto quanto hai scritto sulla passione e per quello che mi riguardo credo fortunati tutti quelli che ne provano una di qualsiasi genere si tratti. maallo stesso tempo credo non sia facile trovarne una e più il tempo passa e più esse si allontanano,tutto tende ad appiattirai e ci vuole una grande forza di animo per trovare un po’ di sale nel quotidiano.