Perdersi per poi ritrovarsi: cronaca di una rinascita interiore

A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma

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          Ti eri persa

 

“Ti  eri persa e non avevi compreso perché…

paradosso della vita era capitato proprio a te,

che credevi di conoscere i sentieri della mente.

Ma doveva succedere

perché ti ha permesso di capire che ti stavi prendendo in giro.

Hai ripreso la tua strada.

Mentre eri debole e le ferite bruciavano,

hai avuto il coraggio di rischiare e sei andata avanti.

Non ti sei mai arresa

grazie all’aiuto di chi ti ama da sempre

senza curarti di chi, ignorando la tua vera natura,

ti spingeva ad essere la brutta copia di te stessa.

Nell’incontrare sulla strada altri che come te si erano perduti

capivi che quella sofferenza ti stava mostrando la direzione della tua vita.

E col coraggio di chi crede nei propri sogni

hai accolto la sfida.

Sorda circa le umiliazioni e i tentativi di dissuaderti

oggi arrivi a quel traguardo tanto desiderato.

Smessi i panni di chi non sei mai stata,

butti via la maschera e colori di senso la tua vita”

                            (Francesca Saccà)

 

 

 

 

 

 

Questa settimana vorrei condividere con voi un’emozione, quella che ti coglie inesorabile e violenta quando arrivi a un obiettivo con, sulle spalle, il peso di uno zaino carico di fatica, sogni, sudore e passione.

Pochi giorni fa ho raggiunto un importante traguardo formativo e professionale e oggi mi lascerò guidare da quell’emozione che prende il nome di felicità per parlarvi di ciò che si prova a raggiungere una meta, soprattutto se pensavamo che non ce l’avremmo mai fatta.

Percorrendo il sentiero della vita, capita di smarrirsi, di inciampare, di ferirsi o peggio ancora di cadere…a questo destino vanno incontro tutti, persino gli psicologi(anche se ancora da molti vengono ritenuti invulnerabili!) e qualche anno fa è successo anche a me: mi è capitato di smarrire la strada e di ritrovarmi in un luogo sconosciuto, sola e priva di bussola.

In questo luogo buio e privo di riferimenti sono stata diversi anni e sicuramente, se mi ci fossi fermata, oggi non sarei qui, non esisterebbe questo blog e tante avventure umane e professionali che arricchiscono la mia vita non sarebbero state vissute.

Se in quel luogo fosse arrivato qualcuno a dirmi che un giorno sarei stata a scrivervi così come sto facendo ora lo avrei ignorato o preso per folle…perchè in quel tempo ancora non avevo imparato che a volte è giusto essere un po’ folli, comportarsi come folli o sognare da folli… se per follia s’intende quel dolce gusto di rompere gli schemi e avere il coraggio di reinventarsi.

Ed è per questo che oggi sento di voler condividere con voi queste riflessioni, per invitare tutti coloro che sentono di essersi persi a non mollare la presa e a darsi una possibilità per riprendere il cammino.

Come dico spesso ai miei pazienti è assolutamente normale perdersi. È naturale cadere e sbagliare. Rirovarsi e ritornare sul sentiero, per quanto difficile, è segno di evoluzione interiore. E se vogliamo colorare di senso la nostra vita dobbiamo concederci la possibilità di ritrovarci.

Io mi sono ritrovata dopo molta fatica, dopo il caos, dopo la paura e il dolore. Non credete nel ‘mito’ dello psicologo che della vita sa tutto, non soffre e non prova emozioni. E se qualcuno vi si presenta così, diffidatene! Credo nell’importanza che ha per uno psicologo il toccare con mano le proprie vulnerabilità per crescere e comprendere meglio i suoi pazienti.

Ritrovata la bussola e la strada mi ripetevo spesso “Ah se solo l’avessi saputo…”, ma le cose della vita si sanno solo dopo che le abbiamo vissute e quando cadiamo nella presunzione di sapere, ignoriamo che è proprio il cadere e farci male che ci consente di capire dove stiamo sbagliando.

Se ci guardiamo indietro, per quanto possiamo avere rimpianto di errori passati ci rendiamo conto di quanto questi stessi errori ci abbiano permesso di crescere e trasformarci nelle persone che siamo ora. Se vediamo la vita come un percorso di crescita ben venga anche l’errore, che consente di aggiustare la rotta.

Per quanto faccia male cadere ciò che veramente conta è come ci si rialza, da quale mano ci lasciamo afferrare per ritornare sulla strada, con quale acqua ci lasciamo lavare le ferite.

Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra…

Io non sono riuscita a domare il mare – chi può riuscirci?- ma di certo sono risalita sulla barca. Nell’antichità si utilizzava il verbo “resalio” per indicare il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate, ecco perché oggi in psicologia con ‘resilienza’ s’intende la qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità.

E dunque perché non impegnarci a risalire? Perché rimanere aggrappati a pensieri e sentimenti che, come demoni, ci impediscono di ripulire la mente e andare avanti nel percorso? Se si vuole arrivare alla cima e godere dello spettacolo, è necessario stringere i denti e lasciare per strada il superfluo.

Non ci riusciamo da soli? E allora chiediamo aiuto, chiediamo il sostegno ai nostri affetti, andiamo da chi può fornirci la bussola, gridiamo il nostro bisogno d’aiuto senza vergogna.

Ripartiamo per ritrovarci…ne vale la pena

Buon viaggio!

 

 

 

10 thoughts on “Perdersi per poi ritrovarsi: cronaca di una rinascita interiore”

  • Anna Maria Gisonda says:

    Grazie, è bellissima questa sua testimonianza!
    Mi piacedrebbe raccontarle un pò della mia esperienza, del mio percorso di crescita, dei sacrifici, delle sofferenze, di alcune grandi gioie e belle soddisfazioni,della strada che ho fatto a seguito di un forte dolore. Sono orgogliosa dei risultati raggiunti in certi campi, un pò meno in altri. Sicuramente sono riuscita, almeno in parte, a canalizzare la rabbia verso qualcosa dipositivo e costruttivo.Grazie ancora…
    Anna Maria

  • In questo momento sono in quel “buio”che citi, e nonostante sia forte e continui per la mia strada, le parole di chi ha conoscenza ed esperienza della psiche umana sono ulteriore fonte di coraggio…un abbraccio virtuale! Grazie!

  • Cara Francesca, è un po’ che non ci sentiamo, ma ti seguo sempre. Brava, congratulazioni e grazie per queste tue parole che mi hanno commossa. Sia come persona che come psicologa conosco bene quello di cui parli e quindi ancor più sono fiera di te e per te.
    Un abbraccio Caterina

  • Sentire ‘l’umana essenza -presenza’ anche e sopratutto in chi crediamo distante da noi per conoscenze e saperi, è un atto fraterno che ci fa sentire simili.
    E ‘ un reciproco scambio,come tutto in natura.
    Grazie Francesca!

  • Cara Francesca,voglio approfittare di questo post per farti i miei complimenti. Anche io mi sono smarrito,la mia “barca” si era catapultata in un oceano in tempesta, in cui non sapevo se affogare o cercare di sopravvivere, e proprio in quel momento della mia vita sei entrata tu. Tu che accogliendo il mio grido di aiuto mi hai aperto una nuova spirale di luce,tu che mi hai aiutato a capire che la mia rabbia poteva essere una valida mappa da consultare,grazie a te ho compreso che la mia vecchia vita stava ormai morendo e che se io avessi voluto vivere sarei dovuto rinascere, e rinascere a volte fa male,ma con te e con il tuo coraggio ci sono riuscito. Così sono risalito sulla mia nuova barca non più piccola e maladanta ma favolosa, molto più grande ed accogliente non solo per gli altri ma per me stesso. La nave è pronta a salpare e sono pronto anch’io a prendere il largo. Nè approfitto per ringraziarti di tutto, di avermi aiutato,di avermi fatto sentire unico in mondo che credevo non mi volesse,GRAZIE,GRAZIE,GRAZIE!Ti auguro che questo traguardo ti porti tanta ma tanta fortuna perchè di persone del tuo calibro sia professionale che umano ce ne sono davvero poche. Un abbraccio!

  • Beh, Dott.ssa Saccà, lei conosce già la mia storia ed a questo proposito ed in armonia con questo post vorrei condividere questo pensiero:
    “Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi”

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