A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
“Arrivederci amore ciao
le nubi sono già più in là…”
(Insieme a te non ci sto più, P.Conte-V.Pallavicini, 1968)
Collocata ai primi posti nella scala degli eventi stressanti elaborata nel 1967 da Holmes e Rahe, la separazione è a tutti gli effetti un trauma che deve essere elaborato.
Da un punto di vista psicologico la perdita del partner viene paragonata all’esperienza del “lutto”. Con questo termine (dal latino luctus= pianto e lugere= piangere) si intende la reazione emozionale che si sperimenta quando si perde una persona significativa della nostra esistenza. Infatti non si può amare qualcuno e perderlo senza sentirsi soli e deprivati del suo affetto, senza diventare vulnerabili e provare dolore.
Il lutto è come una ferita, il cui processo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica.
A differenza della morte, la perdita del partner nelle separazioni è “l’accettazione di vivere senza l’altro che continua la sua vita indipendente”.
Come reagiscono uomini e donne dinanzi all’addio? Le donne tendono ad avere reazioni emotive più intense, riescono a parlarne con più facilità, cercano più spesso aiuto anche nella psicoterapia. Gli uomini più spesso “fanno i forti” per aiutare se stessi e gli altri familiari, nascondono le emozioni più intime, per non dimostrarsi vulnerabili, cercano vie di fuga nel lavoro, nell’alcol, o si lasciano andare alla rabbia.
Il lutto da separazione può durare mesi o addirittura anni e in assoluto il far finta di nulla è la situazione che crea più danni e che prolunga la sofferenza nel tempo.
Molto spesso ci si concentra unicamente sugli aspetti ‘catastrofici’ che implica una separazione (per quanto possa essere duro il momento la buona notizia è che le persone lo affrontano e ripartono!) e più raramente si offrono spunti di riflessione e suggerimenti su come ‘ripartire’ dopo l’addio.
Oggi voglio offrire pertanto delle utili indicazioni per affrontare questo delicato momento e riprendere in mano le redini della propria vita! Vediamoli insieme:
– Concedersi un giusto “periodo di lutto“: è necessario un tempo adeguato per poter elaborare il trauma del distacco. Nonostante molti di noi vogliano rifuggirlo il ‘dolore’ è un grande maestro, permette di capire i nostri errori e di trasformarci in persone migliori. Dobbiamo però attraversarlo senza fuggire, non ci sono altre strade. E ricordiamoci che, come afferma lo psicoterapeuta Giorgio Nardone, ‘Non c’è notte che non veda il giorno…”
-Capire cosa è realmente accaduto: sarà importante trovare una spiegazione alla fine della storia per capire e apprendere dall’esperienza della perdita. Sarà necessario comprendere i propri errori e quelli del partner. Capire ‘perché è successo’ è fondamentale. All’inizio non è facile poiché si è offuscati da uno ‘tsunami emotivo’ che racchiude dolore, rabbia, tristezza e non ci permette di essere lucidi nell’analisi di ciò che è accaduto ma la comprensione di ciò che non ha funzionato ci permetterà di fare una maggiore chiarezza dentro noi stessi. La lucidità mentale è preziosa per rimetterci in piedi dopo ogni caduta.
– Affrontare la situazione, piuttosto che lasciarsi andare ed autodistruggersi: quando finisce una storia sentimentale molti sono disorientati; non sapendo cosa fare molti si chiudono a piangere nella casa del dolore, altri continuano a rincorrere i fuggitivi, altri ancora utilizzano i figli come arma di ricatto.
Attenzione nessuno vi sta dicendo che non sia normale essere tristi, delusi, arrabbiati. Tutte queste sono naturali reazioni dopo una separazione ma se si prolungano rischiamo di generare meccanismi distruttivi nei confronti del nostro benessere. Potrebbe invece essere molto sano imparare a fermarsi (ricordate ciò che è stato detto prima: concedersi il tempo del dolore?) e imparare a gestire il tempo in modo diverso: riscoprire i propri interessi, le amicizie lasciate indietro, le attività che si facevano nel passato. Sarà fondamentale a un certo punto riprendere in mano le redini della propria esistenza: nuovi amici, nuove idee e progetti, nuovi obiettivi; tutto questo aiuta la persona risalire la china più velocemente!
-Circondarci di persone positive che ci fanno stare bene: in questi periodi difficili è prezioso circondarsi di personaggi positivi evitando accuratamente tutti coloro che si (o ci) piangono addosso. Allontanatevi da tutti coloro che sono abili a sottolineare il risvolto negativo della situazione (Adesso per te sarà veramente dura!) o coloro che sanno unicamente criticarvi ( Te l’avevo detto che lui/lei non faceva per te, hai sbagliato e ora ne paghi le conseguenze!)
-Trovare nuovi stimoli:in molte città possiamo trovare associazioni che promuovono corsi di vario genere (benessere personale, rilassamento, comunicazione, percorsi culturali etc.). Iscrivendosi le persone hanno la possibilità di essere stimolate, si concentrano sul nuovo e conoscono persone con interessi simili ai propri. In questo modo gli individui si sentiranno più partecipi della vita e meno soli. Sarà più facile ripartire se la nostra mente si concede il lusso di nuovi stimoli!
-Imparare a sorridere delle proprie difficoltà:non dimentichiamo l’arma preziosa dell’ironia che ci aiuta anche nei momenti più difficili. Anche se stiamo soffrendo concederci dei sorrisi non ci farà del male e ci permetterà di allentare la quota di sofferenza.
-Quando da soli non ce la facciamo chiediamo un aiuto: in questi momenti è giusto ricorrere al prezioso aiuto di uno psicologo che sosterrà il paziente nell’attraversamento del doloroso passaggio della perdita aiutandolo nell’amara ma allo stesso tempo fondamentale elaborazione dei vissuti di rabbia, dolore, confusione e disorientamento che accompagnano questo momento.
In particolare lo psicologo aiuterà il paziente a prendere consapevolezza “emotiva” del suo disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni.
Attraverso il percorso psicologico il paziente potrà comprendere come una perdita dolorosamente vissuta e profondamente elaborata può creare le condizioni per il riconoscimento della stima in se stessi e per una rinascita interiore fondata su una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte.
Non vergogniamoci di chiedere aiuto se da soli non ce la facciamo!
Elena Brescacin says:
Salve,
sono la ragazza quella del sito sulla dipendenza da internet.
Secondo me però ci s’è dimenticati un fattore importante, nella rielaborazione della botta… sì perché di “botta” si tratta, è stato provato scientificamente qualche settimana fa che “lasciarsi è come prendere una botta in testa”, proprio una questione di ricettori cerebrali che si mettono in moto sia quando ti fai fisicamente male sia quando uno ti molla. Purtroppo, ora, non ho in mano i link ma basta una ricerca in google
Ecco… secondo me ci s’è dimenticati di sottolineare l’impatto che la tecnologia ha sulla fine di una relazione.
Cioè:
oramai al giorno d’oggi i ricordi di una relazione non sono più fatti solo di fotografie, oggetti, eventuali lettere…
Esistono anche un sacco di tracce digitali sparse in giro per la rete internet, indirizzi e-mail, rubrica telefonica, anche siti di acquisti on line.
Già è difficile di suo rielaborare una separazione, sia questa da matrimonio o relazione, convivenza o no che ci sia. Figurarsi se il tuo ragazzo o ragazza te lo trovi davanti su skype, su facebook, sui negozi dove solitamente ti rifornisci di libri o dischi, per le persone che usano la tecnologia… non è il primo che sul più bello che ha trovato il suo equilibrio ricasca dentro perché gli è comparso il nome o qualche ricordo della persona per colpa di una rievocazione riemersa sul computer o sul web per qualsiasi motivo!
Io confesso che sono proprio terrorizzata da questo. Per ora col mio ragazzo va benissimo ma non si sa mica come possono andare gli eventi e siccome tra web e computer tracce di lui ci sono ovunque, mariavergine c’ho il terrore!
Elena Brescacin says:
PS sono contentissima che non c’è più quel box visuale infernale che mi impediva di commentare sul blog!