A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, deve affrontare dei cambiamenti di vario tipo; professionali, affettivi o biologici che siano, i cambiamenti rappresentano una sfida importante e talvolta producono un alto livello di ansia.
Ma perché il cambiamento ci spaventa? Un bisogno fondamentale dell’essere umano è quello di creare sicurezza nella propria vita; questo bisogno ha uno scopo utile poiché il “ritorno” a una base conosciuta e sicura nasce dall’istinto di sopravvivenza di ogni essere vivente. Se il meccanismo dell’abitudine asseconda il bisogno dell’essere umano di creare sicurezza nella sua vita ecco spiegata anche la paura del nuovo: quando ci confrontiamo con una situazione nuova il timore di perdere la sicurezza consolidata nel vecchio schema comporta una sensazione di non accettazione a livello mentale/emozionale che il corpo percepisce come allarme. In questo stato di tensione eccessiva nasce lo stress, che sappiamo così dannoso per la salute. Lo stress crea ruminazioni continue a livello psichico, tensioni e blocchi a livello fisico ed energetico, irrigidimento nel corpo e crea a sua volta ulteriore paura.
Da uno studio effettuato su un campione di 394 soggetti emerse che gli eventi più stressanti per un individuo risultavano essere i cambiamenti come la morte di un coniuge, il divorzio, o la separazione; cioè tutte quelle circostanze in cui avviene un distacco e siamo in qualche modo costretti a riorganizzare la nostra esistenza. Generalmente l’esordio del disturbo di panico avviene proprio all’interno di un contesto di cambiamento di vita come l’inizio di una nuova attività, l’iscrizione ad un’Università, un trasferimento in un’altra città, o anche alle soglie di un matrimonio.
Dunque gli attacchi di panico troverebbero terreno fertile nei momenti in cui gli abituali stili di vita possono cambiare radicalmente, segnando un passaggio nella storia dell’individuo, e portando in sé la paura del nuovo. E’ proprio nelle rinascite dettate dal cambiamento che l’individuo può avvertire la propria fragilità e la paura davanti alla vita poiché è come se si dovesse fare un grande salto nel vuoto. Ma spesso questi salti nel vuoto non sono un rischio reale e, se compiuti, consentono una qualità della vita totalmente diversa.
Se ragioniamo in quest’ottica tale l’attacco di panico altro non è che un campanello d’allarme:la nostra mente e il nostro corpo ci stanno avvertendo che c’è qualcosa che va nella nostra vita.
In questo senso possiamo sostenere che gli attacchi di panico sono utili in quanto ci avvertono che c’è qualcosa nel nostro equilibrio emozionale che non va, che è arrivato il tempo di cambiare e che dobbiamo “agire” sulla nostra vita, prima possibile.
Molte volte il primo passo è il più faticoso poichè consiste nel riconoscere il problema e chiedere aiuto.
La nostra attuale società postmoderna nella sua frenesia ci spinge a correre e a guardarci sempre meno dentro. Mancano sempre più spesso i punti di riferimento e gli uomini perdono la capacità di ascoltare le proprie emozioni e il coraggio di esternarle.
L’attacco di panico spesso ci segnala proprio questo, che è arrivato il momento di entrare in ascolto con noi stessi perché qualcosa va modificato e dobbiamo prendere in mano le redini della nostra vita.