‘Tutta colpa del paradiso…’: quando il contatto con la natura fa bene all’anima

A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma

 

 Nel video scena tratta dal film “Tutta colpa del paradiso” di Francesco Nuti

 

Pochi giorni sono trascorsi dal mio rientro dalle Dolomiti dove ho trascorso le ferie. Il contatto con questi luoghi di silenzio e natura incontaminata è stato per me davvero rigenerante.

Ed è per questo che oggi scelgo di parlarvi di una relazione di cui, purtroppo, non si parla spesso ma che è fondamentale per ogni uomo, quella che intercorre tra Natura e Psiche.

Ognuno di noi ha di certo sperimentato la sensazione di benessere che entra prepotente nell’animo ogni qualvolta ci ritroviamo immersi in un luogo incontaminato, che sia un bosco di montagna, una spiaggia, o uno spazio aperto avvolto dal profumo delle campagne.

Un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori afferente alla University of Illinois ha scoperto che la natura svolge un ruolo importante nel diminuire l’ansia e la depressione, aiutando a rimanere sani ed a conservare l’equilibrio psicofisico.

Perché avviene questo?Dai risultati dello studio è emerso che stare a contatto con la natura non solo ha la capacità di migliorare le funzioni cognitive, ma riesce anche a garantire un maggiore controllo sugli impulsi e contribuisce alla salute psichica. Anche riprendersi dalla malattia, sia fisicamente che psicologicamente, è più semplice se la convalescenza avviene immersi nel verde.

L’incontro con la wilderness – la natura incontaminata – diventa un’opportunità di riscoperta e valorizzazione degli aspetti più profondi e vitali del proprio essere. Il paesaggio naturale può diventare un setting terapeutico, riconoscendo che l’incontro con colori, spazi, ritmi, suoni diversi favoriscono il rilassamento della mente e il contatto con le emozioni, oltre ad offrire una preziosa opportunità di scarica fisiologica di tensione e stress.

La natura diventa può diventare una metafora per entrare in contatto ed esplorare il nostro mondo interiore.

Secondo il dottor Peter Kahn, professore associato di psicologia dell’Università di Washington, il problema sta proprio qui: «Stiamo perdendo non solo la natura ma la nostra interazione con essa », ammonisce, intendendo come il contatto con il mondo naturale sia essenziale per ottenere benessere sia a livello fisico che psicologico.

natura psiche.JPG«Se abbiamo a cuore la riduzione dello stress, il benessere umano, o ancora la sua prosperità, abbiamo bisogno di un collegamento diretto con la natura», sostiene Kahn.

Per riscoprire una relazione buona continuativa con la natura occorre potersi lasciare andare a questo stupore originario, imparare a convivere con la verità del nostro essere nel mondo e andare incontro a noi stessi dentro la natura, che è come dire dentro la vita, permettendo che questa esperienza penetri profondamente nel nostro quotidiano.

Come evidenzia Marcella Danon (https://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1208) “Oggi c’è un problema di alienazione dalla dimensione spirituale ed è strettamente connesso all’alienazione dalle proprie emozioni e, non a caso, anche dalla natura: quando si consolida un bozzolo attorno a quello che consideriamo il nostro piccolo importantissimo “io”, perdiamo la capacità di vedere e di sentire quello che c’è oltre.

E’ proprio questo il problema, una barriera che viene a crearsi tra il nostro “io” e la nostra natura più autentica che si esprime anche attraverso le emozioni, l’aspetto più vitale, e dinamico del nostro essere. Negando le emozioni, neghiamo quanto è spontaneo e naturale in noi e, di riflesso, quanto è naturale e spontaneo attorno a noi, e quindi l’ambiente naturale, la natura selvatica, tutto il mondo non “civilizzato”. Negando l’origine della vita materiale – non a caso si parla di “Madre Terra” – ci chiudiamo alla percezione del principio spirituale sottostante alla creazione, ci chiudiamo a ogni altra dimensione che esuli da quella egoica. Non c’è da stupirsi se poi dilagano depressione e senso di vuoto!
Per rompere questo isolamento – prosegue la Danon – rientrare nel cerchio della vita e ricollegarsi alla totalità del proprio essere bisogna prima di tutto affinare le proprie capacità di ascolto, per cogliere la presenza e la voce del proprio sentire e del sentire altrui. Dopo, bisogna sviluppare l’attenzione e il rispetto per tutto ciò che è vivo: a partire dalla proprie emozioni, sino ad includere gli altri esseri umani, ogni altro essere vivente, la natura nel suo insieme.

Quando l’apertura diventa tale da accogliere il proprio mondo interno e quello esterno, la vita si rivela ai suoi livelli più alti e il singolo individuo può riconoscersi parte di un disegno molto più vasto e non si sentirà mai più solo, ma saprà di essere in connessione profonda con tutto ciò che è”.

Cerchiamo dunque per quanto possibile di non perdere mai il contatto con l’ambiente naturale e le sue ricchezze. Andiamo a cercare questi luoghi e mettiamoci in ascolto delle sensazioni che ci evocano.

Tutto questo è prezioso per la nostra salute psicofisica e per il nostro animo, che troppo spesso rischia di confondersi con il rumore del quotidiano a spese del silenzio e della pace interiore, ingredienti fondamentali per una vita serena.

 

Riferimenti bibliografici:

https://www.iovalgo.com/natura-contro-ansia-depressione-7096.html

https://www.lifegate.it/it/eco/profit/impatto_zero/eco_psicologia/l_incontro_tra_ecologia_e_psicologia.html

https://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina-naturale/articolo/lstp/403742/

https://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1208

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