A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita”
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto I , Inferno)
Questo articolo è dedicato a tutti coloro che desiderano rialzarsi nonostante il cielo sia grigio, a tutti coloro che hanno voglia di riaprire le finestre alla vita per far entrare la luce calda dell’anima, a tutti coloro che vogliono riprendere in mano quel discorso, progetto, sogno interrotto e ripartire…
Tempo fa un mio giovane paziente mi indicò la canzone di Neffa ‘Lontano dal tuo sole’ come metafora di quello che era il suo stato d’animo del momento, in quel periodo si era perso per la strada della vita e chiedeva il mio aiuto per ritrovare la direzione. Poi che cosa è successo? Ad oggi quel ragazzo ha ritrovato la luce negli occhi e mattone dopo mattone edifica i suoi sogni e progetti. E’ proprio quella luce che si è riaccesa nei suoi occhi e che oggi anima la sua vita che mi ha dato lo spunto per creare questo articolo in cui commenterò il bel testo di Neffa che, a mio parere, ben rappresenta la condizione di tutti coloro che pur avendo perso la direzione non vogliono mollare.
Sulla strada della vita può accadere che le stelle si possano spegnere ed ogni direzione sfumare. Ecco allora che precipita il buio e sentiamo chiudersi le porte alle nostre spalle. Da qui inizia il tunnel.
Così canta Neffa “Io son qui in un mondo che ormai gira intorno a vuoto lontano dal tuo sole, piove ma io qualche cosa farò per sentire ancora tutto il calore che ora non ho e avere un po’ di pace che ora non ho e luce nei miei occhi che ora non ho, una direzione giusta che ora non ho”. Qualche cosa farò…ecco la domanda più difficile: cosa fare quando ci perdiamo? Innanzitutto cerchiamo di abbandonare l’approccio ‘catastrofico’ che spesso ci caratterizza nei momenti di smarrimento. Non posso cercare la strada di uscita dal tunnel già pensando in partenza che non c’è nulla da fare, che sarà sempre così, che tanto sono destinato a soffrire, che io non merito la felicità e via dicendo.
Poi abbandoniamo la fretta. Vogliamo trovare la via d’uscita subito? No, non è possibile, anche nelle più belle favole i protagonisti quando si perdono devono affrontare una serie di prove per ritrovare la strada…dunque per un po’ di tempo sarà bene abbandonare la smania di ‘ricerca immediata di una soluzione’ proprio perché il dolore ha bisogno di tempo per insegnarci e per liberarci. Tanto più cercheremo la risposta pronta tanto meno avremo tempo per elaborare e attraversare la sofferenza (operazione necessaria per rinascere con una nuova e più robusta pelle). La fretta, protagonista indiscussa dei nostri tempi, genera solo ansia e non consente alle ferite di rimarginare.
Dopo che siamo caduti spesso abbiamo ferite che bruciano e sanguinano, dobbiamo dunque dare loro il tempo di rimarginare. Aspettare è l’atteggiamento più sensato poiché non la possiamo eliminare ma solo medicare. Ebbene la ferita dell’anima segue lo stesso procedimento: non la si può eliminare ma solo curare e non nell’immediato, bisogna concederle il tempo giusto per ritornare a sentire la spinta vitale e uscire dalla nebbia.
Molti di voi si domanderanno: Ma quanto tempo ci vuole per curare la ferita dell’anima? Non è possibile fornire una risposta a una domanda così complessa. Dipende dal tipo di ferita, dipende dalle caratteristiche di ognuno di noi, dipende da ciò che facciamo col nostro dolore, dipende da quanto lo rifuggiamo, dipende da quanto abbiamo voglia di stare bene.
Non avendo ancora inventato la medicina che fa passare il male dell’anima non esiste un precetto unico e chi di voi pensa che in questo post troverà la soluzione al suo dolore sbaglia poiché la rinascita è un processo complesso che non si può ridurre a poche righe. Ci sono però delle costanti e dei suggerimenti di cui possono avvalersi tutti coloro che si perdono ed è di questi che parleremo.
Quando ci troviamo nella ‘selva oscura’ per prima cosa è bene concedersi il tempo necessario per ritornare a sentire quella che è la direzione giusta per noi e che spesso non coincide con la direzione che gli altri ci indicano. E’ quella che esce all’improvviso dal buio del nostro animo anche quando il “cielo sembra chiuso su di noi” (il sole può nascere nel cuore anche nei giorni di pioggia).
Neffa ci dice: “Nessuno mi vede nessuno mi sente non per questo io non grido più”: ciò ci insegna e non stare in silenzio né attendere l’approvazione dell’altro per ‘gridare’ il nostro dolore e la nostra sofferenza. Non ci dobbiamo vergognare del nostro disagio.
“Piove ma io qualcosa farò per sentire ancora tutto il calore che ancora non ho e avere un po’ di pace che ora non ho”: dunque iniziamo a fare, non importa cosa, ma cerchiamo di non stare fermi e inermi, non mettiamoci come spettatori passivi dietro la finestra a guardare gli altri vivere (o peggio a invidiarli perché loro lo sanno fare…non sono fortunati, hanno scelto di vivere!).
“Io sono qui in un mondo che ormai gira intorno a vuoto lontano dal tuo sole”: non aspettiamo che il mondo giri nel verso giusto (magari iniziasse a farlo!) cominciamo a muoverci e a non rimandare aspettando che la fortuna o i famosi tempi migliori vengano a bussarci alla porta.
“Sulla strada troppe stelle spente la tua mano ora servirebbe tutta la gente alza il dito e poi lo punta su di me”: cerchiamo intorno a noi quella mano che può sorreggerci e sforziamoci di non dare troppa importanza a coloro che, non comprendendo il nostro disagio, praticano la diffusa arte del giudicare.
“Sono pronto per rialzarmi ancora, è il momento che aspettavo è ora nonostante questo cielo sembri chiuso su di me“…non ho nulla da aggiungere, credo che questa frase dica già tutto (tanto che l’ho scelta come titolo di questo post).Dunque non aspettate il momento giusto (chi può stabilire quale sia!) iniziate a rialzarvi ora, un passetto alla volta senza strafare, ma iniziate!
giorgia mascia says:
Bellissima considerazione, mi ci ritrovo . Grazie
Salvio says:
Come al solito devo ringraziarla, Dott.ssa Saccà, per i suoi articoli illuminanti!
Mi sono ritrovato nella situazione suddetta e ciò che mi ha aiutato ad uscirne è stato lo scrivermi su un pezzo di carta i miei obiettivi in modo che li avessi bene impressi nella mente.
Quindi mettere nero su bianco lo reputo un buon metodo, inoltre ho trovato beneficio nel considerare ciò che già ho ottenuto piuttosto che ciò che non ho ancora raggiunto, in altre parole ho imparato a guardare lo stesso problema ma da una prospettiva diversa.
Grazie ancora Dottoressa!
Tiziana says:
… spesso mi sono sentita così, spesso non si vede quella luce e quella direzione giusta …. grazie per queste parole, fa tanto bene sapere che non si è soli e che con la pazienza e la costanza c’è la possibilità di vedere quel sole 🙂 ….
Grazie Francesca
Tiziana