A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Ieri è stata la festa della mamma. Questa celebrazione mi ha fatto venire in mente di proporvi un articolo che tratta di quella delicata e importante scelta che è la maternità.
Molte donne hanno già compiuto il passo di diventare mamme e molte altre invece ancora no.
Si parla molto di mamme e meno delle ‘non-mamme’, ossia tutte coloro che scelgono di non avere figli.
Affrontare il tema della maternità in quanto ‘scelta’ ci aiuterà a riflettere e a scoprire pregiudizi e luoghi comuni che ruotano intorno a questo argomento.
Quello che in passato era un processo scontato oggi non lo è più: un tempo era naturale sposarsi, fondare una famiglia, avere dei figli. Era scontato che esistesse, per ogni donna, la necessità di diventare madre, di fare un bambino e di occuparsene. Per le famiglie più modeste, un figlio era una vera e propria risorsa economica. Per le famiglie aristocratiche, i figli assicuravano la trasmissione del nome e del patrimonio. Esisteva un legame indissolubile tra l´atto sessuale e l´atto procreativo.
Con i mutamenti storici che hanno caratterizzato gli anni Sessanta e Settanta, però, le cose sono cambiate: da un lato si poteva legittimamente “fare l´amore” senza “fare figli”. Dall´altro lato, i progressi scientifici hanno consentito di dissociare il legame prima inscindibile tra procreazione e sessualità: grazie alle tecniche di fecondazione assistita, anche le coppie sterili e omosessuali possono oggi avere dei figli.
E, ad oggi, cosa è oggi la maternità? E’ un bisogno? Un desiderio? Un diritto?
La maternità dovrebbe essere un desiderio innato e spontaneo e non un incarico imposto dalla consuetudine e dal conformismo sociale.
Diventare madri perché si ‘deve’ esserlo da copione sociale è sbagliato e può procurare danni al benessere psicologico della madre e del figlio.
Oggi molte donne scelgono di non avere figli. ‘Childfree’ è il termine con cui, nei paesi di lingua inglese, si definiscono le persone che non desiderano e non progettano di avere figli, insomma, coloro che escludono in maniera assoluta la procreazione dalla propria vita, non sentendo il bisogno di vivere questa esperienza. La parola childfree è nata in antitesi con childless (il termine con cui tradizionalmente si indicano le persone prive di figli) e che suggerisce, con il suffiso ‘less’, l’idea di una mancanza, mentre le persone che, per scelta, non hanno voluto e non vogliono procreare dei figli non sentono alcuna mancanza, ovvero alcun bisogno.
La cultura childfree non significa voler convincere le persone che invece i figli li desiderano a non procreare, ma ricordano che il diritto alla procreazione deve essere una libera scelta fondata sugli interessi e le inclinazioni individuali.
Il problema è che troppo spesso la società addita le donne che hanno deciso di non avere figli come egoiste, incentrate solo sul lavoro e la carriera o, peggio ancora, donne incomplete. Ciò genera in molte donne confusione e sensi di colpa e spesso induce a effettuare questa scelta senza rispettare ciò che veramente la persona sente di voler essere.
La maternità non deve essere un copione prefissato ma una scelta che parte da dentro. Proprio perché una volta che un figlio nasce non si può tornare indietro, un bambino deve nascere perché desiderato e non dovrà mai essere un tappabuchi a frustrazioni personali o relazionali.
Molte donne, spesso solo per essere accettate e per timore di essere giudicate, decidono di seguire il copione ‘prescritto’ che le vuole donne, mogli e mamme senza maturare questa decisione nel rispetto di ciò che veramente sono e sentono.
Per alcune donne addirittura quello che dovrebbe essere un naturale desiderio si trasforma una vera e propria ‘ossessione’ quando il figlio non arriva. Come se il fatto di non avere un bambino fosse una menomazione insopportabile. Bisogna avere almeno un figlio, come si ha un marito, un lavoro o una casa…(quante volte si sentono ripetere le fatidiche frasi: Quando ti sposi? Quando ti sistemi? Ma quando ci regalate un nipotino?).
Stiamo sempre attenti a fare la differenza tra ciò che ci viene proposto come ‘tappa obbligata’ e ciò che veramente desideriamo essere avendo cura di allontanarci da pregiudizi e luoghi comuni che ci vorrebbero disegnare come non siamo ma come ‘dovremmo’ essere.
Non stiamo parlando in questa sede di cosa sia giusto o no poiché nessuno ha il diritto di giudicare i desideri degli altri. Non esistono dei “buoni desideri” e dei “cattivi desideri”. Esattamente come non esistono delle persone che meritano o meno di diventare genitori.
Il punto centrale della riflessione odierna vuole sottolineare unicamente come la scelta della maternità debba essere fatta in totale libertà e con assunzione di responsabilità.
Ricordiamoci che da quando arrivano i bambini sono indifesi e fragili e hanno bisogno che qualcuno si occupi di loro. Il figlio non è un ‘oggetto’ nelle mani dei genitori, non è un giocattolo, non è uno strumento su cui riversare bisogni, aspettative e frustrazioni personali.
Il genitore deve gradualmente imparare ad adattarsi a un ‘nuovo’ individuo che dovrà essere rispettato nella sua unicità ed avere la possibilità, crescendo, di prendere le distanze dal modello materno o paterno che ha conosciuto per divenire un adulto autonomo e libero.
In particolare la mamma non è semplicemente colei che mette al mondo un figlio ma è quella figura che si occuperà di lui per tutta la vita.
Una buona madre inizia il suo percorso già prima che il bambino nasca; avrà pertanto maturato la sua scelta in totale libertà e rispettando i suoi bisogni ed esigenze personali. Non dovrà sentirsi mai ‘pressata’. Non dovrà mai decidere di mettere al mondo un figlio come ‘riempitivo’ di vuoti legati alla propria storia personale.
Ricordiamoci che solo una donna risolta, che sa stare bene con se stessa e con gli altri, potrà trasmettere al proprio figlio la giusta dose di equilibrio e serenità.
Come vale per tante altre scelte di vita, anche quella della maternità deve essere compiuta in una condizione di totale libertà e serenità personale.
Diventare mamme non deve mai essere un obbligo poiché un ‘figlio è per sempre’ e, come tale, ha il diritto di essere amato e rispettato già prima che sia nato.
Riferimenti bibliografici:
Il nuovo desiderio di un figlio a tutti i costi di Michela Marzano (la Repubblica, 13.01.2011)
https://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5048