A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Nella mia esperienza di psicoterapeuta ma anche nella vita reale di tutti i giorni mi rendo conto di come molti problemi psicologici siano causati da modi di pensare sbagliati. Come molti autori hanno sostenuto (pensiamo ad esempio agli psicologi Albert Ellis e Aaron Beck) non sono le situazioni di vita a determinare la felicità o infelicità di un individuo ma la sua personale interpretazione dei fatti e, di conseguenza, il suo atteggiamento di fronte alle avversità.
Questo spiega come mai alcune persone, pur avendo una vita difficile o vivendo situazioni problematiche riescano a reagire e mantenere un atteggiamento positivo mentre altre, in situazioni più semplici, si perdono d’animo diventando depresse o comunque provando stati d’animo negativi.
In definitiva nella stessa situazione due persone possono reagire in modo diverso e ciò dipende dalla loro personale interpretazione dei fatti e dai loro pensieri.
Il nostro modo di pensare influenza la nostre emozioni. Non è il fatto che ci sia il sole o che sia nuvoloso a fare di una giornata una bella giornata, ma il significato che il sole o le nuvole hanno per noi.
Ognuno di noi nella sua personale interpretazione della realtà compie errori formali di pensiero che prendono il nome di ‘distorsioni cognitive’.
Le distorsioni cognitive, ossia le modalità di ragionamento che non seguono la logica, sono per tutti noi all’ordine del giorno: senza rendercene conto, le usiamo spessissimo.
Tutti noi commettiamo errori di ragionamento, perché quando dobbiamo prendere una decisione o attribuire la causa a qualche evento, la conclusione a cui arriviamo non deriva da una attenta analisi logica di tutti gli elementi e le variabili che possono avere influenzato la situazione.
Gli errori di ragionamento possono causare problemi, quando vengono usati sistematicamente, poiché producono costanti pensieri disfunzionali, cioè pensieri poco realistici che determinano sofferenza emotiva.
Analizzeremo a partire da questo articolo – e in futuro – le principali distorsioni cognitive (o errori di ragionamento) che noi tutti esseri umani facciamo nella vita di tutti i giorni per imparare dapprima a riconoscerle e poi a modificarle con lo scopo di riformulare pensieri più realistici e funzionali al nostro benessere. Oggi analizzeremo in particolare la distorsione cognitiva che prende il nome di ‘lettura del pensiero’.
Nella vita facciamo la lettura del pensiero – spesso nel gergo comune si sente parlare di film mentali- quando immaginiamo come andrà a finire una certa situazione o crediamo di sapere ciò che gli altri pensano o provano (o il motivo per cui agiscono in un certo modo) senza considerare più probabili possibilità.
Facciamo qualche esempio:
–Anche se lei mi sorride, io so che non le piaccio
–Il mio ragazzo è partito. Non mi telefona. Sicuramente avrà incontrato un’altra donna. Non mi sta pensando
–Non mi ha salutato perchè non gli sto antipatico/a”
–Sta pensando che io sia uno stupido/a
I danni di questo errore di ragionamento sono notevoli in quanto nelle situazioni saltiamo subito alle conclusioni senza considerare più probabili esiti o verificare cosa sia realmente accaduto. Ciò può produrre conclusioni completamente errate o portare a situazioni di conflitto o discussioni dettate unicamente da una personale interpretazione dei fatti che non corrisponde alla realtà effettiva.
Dobbiamo ricordarci che la nostra prima interpretazione di un evento potrebbe non essere quella corretta!
Impulsivamente intuiamo il significato di una data situazione e aderiamo a questa iniziale interpretazione, pensando che debba essere giusta.
Ma i giudizi successivi, spesso più razionali, solo raramente sembrano confermarsi così solidi come quelli iniziali.
Di conseguenza, alcune persone continuano a pensare che, ad esempio, sono antipatici a qualcuno solo perché quella persona non li ha salutati in un’occasione. Sospendendo l’iniziale interpretazione queste persone si renderanno conto che in realtà se una persona non ci saluta ciò non vuol dire che sia così perchè le siamo antipatici ma magari perché semplicemente non ci ha visto o era immersa nei suoi pensieri.
Il problema è che, una volta impiantate, queste idee sono difficili da cambiare e purtroppo, la prima interpretazione di un evento è spesso la peggiore e ci condiziona in azioni e comportamenti.
E’ importante esercitarsi a sospendere il giudizio iniziale finché non siamo in grado di ottenere più informazioni e percepire le situazioni in maniera più obiettiva. Come imparare a farlo?
1. Pensiamo alle emozioni spiacevoli che abbiamo sperimentato durante la settimana (come rabbia, tristezza, paura, etc.) e annotiamole.
2. Scriviamo l’evento (situazione) legato all’emozione che abbiamo provato e la nostra prima interpretazione di questo evento/pensiero.
3. Rileggiamo la nostra prima interpretazione e valutiamo, in base a ciò che abbiamo appreso, se è corretta domandandoci se esistono prove effettive che lo dimostrano o se esistano più plausibili alternative
La sospensione del giudizio iniziale e la valutazione delle possibili alternative a un fatto che ci accade ci consentirà un esame più obiettivo della realtà e una maggiore lucidità nelle nostre azioni e comportamenti aiutandoci a vivere più serenamente e obiettivamente il rapporto con noi stessi e con gli altri.
Salvio says:
Come sempre riporta informazioni utili nei suoi post.
Prima della cura anche io avevo diverse distorsioni cognitive, non le cito per lasciare la curiosità ai lettori per i prossimi post che farà su tale argomento.
Devo dire che è stata dura abbandonare modi di pensare ormai radicati da anni, un po’ ci si affeziona ai propri pensieri (anche a quelli disfunzionali, purtroppo) perché con l’abitudine diventano ‘familiari’.
La sfida è proprio questa: cercare nuovi pensieri, funzionali, che servano davvero per la nostra salute mentale.
Grazie per questo post Dottoressa Saccà!
anna maria says:
Il nostro modo di pensare deriva dalle nostre esperienze…purtroppo spesso, se si viene ripetutamente ingannati o presi in giro, si perdono l’ottimismo, la fiducia nel prossimo e di conseguenza anche i pensieri positivi. Questo genera un circolo vizioso per cui l’ottimismo e la positività nei confronti di fatti, eventi e persone si sostituiscono con il “pensare male”, in cui l’ esperienza spesso ha portato a ritrovarsi e non ci si liberara più dai pregiudizi, dagli stereoptipi e dalle proiezioni. Piuttosto, perchè le persone non imparano ad essere oneste con se stessi e con gli altri? I danni che compiono nei confronti di chi è fiducioso e pronto a dare sempre nuove possibilità al prossimo sono notevoli e spesso irreversibili. Perchè chiedere, a volte, non basta…
giorgia mascia says:
Dare troppo peso al condizionamento esterno riguardo il nostro stato d’animo è privarsi di una libertà che responsabilmente ci porta alla serenità.
Difficile dire; io sono libero di decidere per me e tu non mi condizioni. Molto più facile piangersi addosso.
Però se si prova e si riesce a farlo , si migliora di giorno in giorno.
Dovremo investire di più sul nostro benessere anche quello psicologico, semplicemente non siamo abituati a farlo.
Grazie Dottoressa lei con questo blog ce ne dà la possibilità.
Dott.ssa Francesca Saccà says:
Il nostro obiettivo deve essere quello di imparare a pensare in modo sano e riconoscere e fronteggiare i condizionamenti esterni per poter raggiungere la serenità interiore. E’ ovvio che questo comporta un grande impegno da parte nostra. Spesso è molto più facile lamentarci.
Ringrazio tutti voi che avete il desiderio di riflettere su questi importanti temi e nutrite la voglia di migliorarvi.
Un caro saluto a tutti
Dott.ssa Saccà