A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Al giorno d’oggi ci imbattiamo molto spesso in persone impegnate nella raffinata arte della “lamentazione”. Perché si lamentano? E questi lamenti sono veramente utili? Oppure suscitano soltanto frustrazione ed ulteriore lamentazione?
A questi interrogativi cercherò di dare una risposta nell’articolo di oggi.
Perché ci lamentiamo? Si tratta di una reazione spesso immediata e quasi istintiva di fronte al verificarsi di una situazione per noi negativa. Ognuno di noi nella vita si è di certo lamentato. E’ assolutamente normale. Tuttavia è opportuno riflettere su quanto questa ‘attività’ sia inutile e improduttiva soprattutto se ripetuta.
Lamentarsi non aiuta a risolvere i nostri problemi, non ci spinge ad assumerci in pieno le nostre responsabilità e non ci induce ad attivarci per cercare di migliorare la nostra condizione.
Dobbiamo pertanto imparare a contrastare questo atteggiamento che, in alcuni casi, diventa un’ abitudine consolidata che rovina la vita a noi e a chi ci circonda.
Come possiamo imparare a abbandonare e limitare questo tipo di atteggiamento? Vediamo insieme alcuni preziosi suggerimenti:
-Imparariamo a non identificarci con i nostri pensieri negativi: Un atteggiamento comune di coloro che sono soliti lamentarsi è l’autoidentificazione con i pensieri negativi che scorrono nelle loro menti. Ma noi non siamo i nostri pensieri: per quanto la nostra mente possa essere affollata da un insieme di pensieri negativi, che si sommano e si amplificano incessantemente, possiamo scegliere di non identificarci con essi. Identificarci con i nostri pensieri negativi non fa altro che ‘inquinare’ la nostra mente e alimenta i processi di autocommiserazione, vittimizzazione e impotenza d’agire.
-Impariamo ad Assumerci le nostre responsabilità: In ogni situazione di malessere o difficoltà possiamo di decidere di assumere un atteggiamento positivo, accettare pienamente le nostre responsabilità, affrontarle ed agire. Ecco, dunque, che la soluzione per imparare a smettere di lamentarsi è proprio quella di assumere in pieno le proprie responsabilità.
Questo significa che, se c’è un problema che mi assilla, devo capire che sono ‘io’ che ho la responsabilità di risolverlo.
Lamentarsi è la negazione dell’assunzione di responsabilità. Ecco perché alcune persone perseverano nell’arte del lamentarsi: è comoda, non richiede dispendio di energie, permette di rimanere comodamente adagiati nella condizione del ‘non faccio nulla sto a guardare’.
E’ molto comodo prendersela con il fato, con la sfortuna, con gli altri… ma prima di passare in automatico al lamento impariamo a chiederci: “Io cosa sto facendo per la mia vita?”.
Pensiamo davvero che restando passivamente affacciati alla finestra a guardare la vita che scorre cambieremo qualcosa? Quando vogliamo diventare i protagonisti della nostra vita?
C’è chi sceglie l’arte della lamentazione perché crede che così facendo magari otterrà la benevolenza dell’altro ma questo non avviene anzi spesso la lamentela può generare negli altri reazioni di fastidio ed evitamento, oppure compassione, pena.
Talvolta chi si lamenta finisce per ritrovarsi solo, poichè le sue lamentele risultano a lungo termine fastidiose per i colleghi, amici, parenti.
Altre volte, chi si lamenta ottiene attenzioni particolari da persone che si sostituiscono a lui nello svolgimento di mansioni che non ama svolgere o che ascoltano le sue lamentele consolandolo.
Ma tutto questo non è vivere, è solo adagiarsi comodamente in un’area di parcheggio aspettando il ‘miracolo’ ed evitando l’assunzione di responsabilità.
-Impariamo a non prestare attenzione alle lamentele di chi ci è accanto: l’attenzione data alle lamentele fa sì che la persona le produca con maggiore frequenza finendo per bloccare qualunque azione positiva orientata al cambiamento. Ed ecco perché consentire a figli, genitori, amici, partner di continuare a recitare unicamente il ruolo della ‘vittima’ significa essere complici di un meccanismo perverso che non condurrà da nessuna parte.
Il processo di ‘vittimizzazione’ e di ‘autocommiserazione’ non fa altro che farci sentire incapaci, limitati, fragili, comunque impossibilitati ad affrontare gli eventi esterni. E’ dunque fondamentale non consentire a questo processo di attivarsi.
Rimbocchiamoci le maniche!
Riferimenti bibliografici:
https://www.vivizen.com/2009/04/come-smettere-di-lamentarsi.html
Anonimus says:
Salve,semplicemente non concordo per tutto ciò che è stato scritto. Avvolte ci sono realtà in Italia che , vanno fuori norma e non ci puoi fare niente. L’esempio perfetto è la scuola : andrai bene solo se sarai simpatico al professore, è normale ? No . Ci credono tutti ? No. Perchè? Perchè sembra solamente una giustificazione di non aver fatto o di voler fare nulla, cosa assolutamente non vera. Per certe cose concordo con ciò che è scritto, con altre no.
Cordiali saluti
Alcol says:
Sono solo un sacco di belle parole…solo parole; se ti viene un ictus o stai davvero male non bastano tutte le medaglie del mondo per cambiare il tuo stato d’animo.
è come diceva Rambo alla fine di rambo II…con la stessa musica di sottofondo…il soldato…il guerriero che sa che nonostante tutto tutto finirà…ed il dolore che ha dentro nessuno lo guarisce.
max says:
so cosa vuol dire cio che ce scritto..io sono caduto nella trappola della autocommiserazione in un momento terrificante della mia vita e non era facile in quel momento.facevo la fame avevo paura di finire in mezzo ad una strada non potevo pagare l affitto (e cosi e stato),mi piangevo addosso ed mi sentivo una persona di merda.piangevo e mi faceva male sentire le parole della persona che amavo che non faceva altro che rimproverarmi che mi piangevo addosso,e io in quei momenti volevo solo essere compreso,e un po amato da lei,mi avrebbe aiutato un poco se lo avrebbe fatto ma i suoi rimproveri aumentavano il mio senso di inadeguatezza che avevo nei miei confronti fino al punto che mi sono disintegrato dentro.Attenzione non e che non mi dassi da fare per tirarmi su anzi! ma mi vedevo troppo come una pessima persona in quei momenti.In certi momenti non e facile e le buone parole non servono,l unica cosa che serve e non farsi del male giudicandosi negativamente.non gettate benzina sul fuoco puntandovi malamente il dito addosso le situazioni sono gia difficili di suo ci mancano solo i propri rimproveri e le rotture di cazzo di chi ci rimprovera rompendoci le palle.ecco cosa o imparato